Care amiche lettrici,
Un giorno mi è capitato di
passeggiare in campagna anche per cercare qualche erba come ad esempio il tarassaco o il luppolo, quando
ad un tratto vedo un bellissimo grillo che pareva mi stesse guardando: è rimasto immobile
a fissarmi, fino a quando mi sono decisa ad andarmene: e allora, quando ha visto
che mi muovevo per seguire il sentiero, si mise ad emettere tantissimi
"cri,cri" come per salutarmi. Questi "cri" erano assai
forti. Toh,mi sono detta mi ha salutato con dei "Cri", speciali.
Allora mi è venuto in mente di
dedicargli qualcosa come la favola di un Grillo cantante. Ecco tutto.
Buona lettura e...a presto!
nonna Elda
IL GRILLO GUSTAVO
Gustavo era un grillo
speciale. Abitava in un campicello
situato nei pressi di una palude e, fiero delle sue doti canore, amava esibirsi
dopo il tramonto in una serie di prolungati "cri, cri' tanto possenti da sovrastare
in intensità il coro pure vigoroso dei suoi compagni.
Questi lo ammiravano tenendolo
quindi in grande considerazione quasi Gustavo fosse il loro capo supremo e non
mancavano perciò di usargli rispetto e devozione.
Egli, accortosi del suo
successo, si pavoneggiava non poco, pretendeva di correggere i suoi compagni
quando qualche nota gli pareva stonata e, certo di essere applaudito con un
sentito "cri" all’unisono, si esercitava sempre più nelle sue
esibizioni canore. Tuttavia il persistere
di questo canto sempre più forte e prolungato suscitò ben presto la reazione
degli abitatori della vicina palude, rane e ranocchi, nonché alcuni vecchi
rospi, che capirono che mai il loro gracidare sarebbe stato udito ed apprezzato
anzi sarebbe quasi sparito di fronte all’esuberanza dei "cri", "cri".
Volendo quindi salvaguardare il loro diritto
al canto, rane e ranocchi si riunirono in consiglio per prendere una decisione.
Intanto Gustavo che si
avvicinava sempre più alla palude per stupirli e anche infastidirli, vide una
sera una stupenda ranocchietta che lo stava fissando immobile. Tutto inorgoglito il grillo si dimenticò
all'istante dei suoi compagni che lo attendevano per la lezione di canto, cercò
di avvicinarsi alla rana e iniziò a mo’ di serenata un "assolo” come non
si era mai sentito prima indirizzato a questa creatura che tanto lo
attraeva. Era la prima volta che si
sentiva ammirato da una spettatrice cosi insolita e ai suoi occhi tanto
carina. La ranocchia allora gonfiò la
sua verde gola e iniziò a gracidare prima timidamente poi più forte sino a
richiamare l’attenzione dei suoi compagni e compagne ed ebbe inizio cosi un
tale gracidare assai poco melodioso per i timpani delicati di Gustavo che egli
ne fu scosso e quasi inorridito.
Come osavano queste creature
emettere tali suoni sgraziati e rovinare la dolce assonanza del suo canto?
Bisognava trovare un rimedio e
cosi egli pure convocò il Consiglio per decidere. Uno dei membri più anziani disse: "
dobbiamo andare via di qui e cercare una nuova casa"; “no”' disse un
altro, "questo posto è bello e poi qui sono nati i miei figli e non voglio
muovermi"; 'allora" - disse un altro - "dobbiamo dire a quelle
creature di smetterla col loro fastidioso gracidare'. "invece - disse un altro ancora perché
non parlare con il loro capo per raggiungere un accordo "Ben detto
“rispose Gustavo che non desiderava turbare la ranocchietta con brusche prese
di posizione e, scegliendo tre grilli anziani chiese loro di accompagnarlo alla
palude per un colloquio.
Giunti che furono si levò un
indicibile gracidare che turbò non poco i timpani del "maestro" (come
tale i grilli consideravano Gustavo), ed egli allora si fece avanti baldanzoso
e saltò su una pietra che sporgeva dall’acqua..
A questo punto un grosso
rospo, che doveva essere moto importante, gli si parò davanti all’improvviso e
appoggiando il muso sul sasso dove stava Gustavo gli chiese con tono burbero!
che fai tu piccolo insetto nel mio regno?' A sentire le parole "piccolo
insetto” Gustavo avrebbe voluto reagire, ritenendosi gravemente offeso, ma poi
desistette vista la mole del suo interlocutore e rimase immobile. Intanto quest’ultimo proseguiva dicendo
"i miei consiglieri mi avevano avvertito della presenza estranea tua e dei
tuoi compagni e del disturbo che ne derivava per i miei sudditi ma mai avrei creduto
che avresti osato presentarti al mio cospetto.
Gustavo molto risentito, non volle tuttavia perdere la calma e disse
"mio signore, sono qui con i miei consiglieri per proporti un accordo e
per chiederti in sposa la bella ranocchietta alla quale dedicai una serenata la
prima notte che la vidi", Il rospo si mise allora a gracidare cosi forte e
sgradevolmente quasi fosse una risata sarcastica e rivoltosi ai sudditi
esclamò: "sentite, sentite costui cosa mi chiede! Avete mai sentito una tale assurdità? "Che c'è di strano, rispose Gustavo,
"io vivo in un bellissimo prato pieno di fiori stupendi, un vero
paradiso. "Caro signor grillo, tu
appartieni ad un mondo che non è il nostro e la ranocchíetta, che tu vedi
piccina, è si graziosa ma non potrebbe mai creare con te una famiglia perché
appartenete a due specie completamente diverse .
Togliti quindi dalla testa
tale velleità . Forse solo l’animale a due gambe, chiamato uomo, potrebbe
pensare con i suoi marchingegni a manipolazioni atte a creare mostricciattoli
da un cosi folle connubio ma a me non interessa modificare il mio mondo. Parlami ora dell'accordo" 'Ecco - disse
Gustavo un po’ timidamente stavolta "Potresti invitare i tuoi sudditi a
cantare meglio anzi potresti mandarli a lezione da me e cosi forse
riuscirebbero ad esprimersi in modo più appropriato e anche un po’ più
sommessamente". Al rospo questa
parve una buona idea e venne quindi deciso in quattro e quattr’otto lo studio
del canto da parte delle rane, almeno di quelle più dotate.
La sera successiva, e altre
ancora, sulla sponda della palude, si riunirono le rane da un lato e i grilli
dall’altro con Gustavo al centro, impettito, e ne nacque dapprima un suono
alquanto disordinato con molte stonature ma a poco a poco si arrivò ad un
complesso meno stridente, molto più armonico - cosi parve a Gustavo - e ne
sortì quasi un coro fatto di soprani, bassi e contralti alquanto piacevole
tanto che alcune falene si soffermavano talvolta ad ascoltarlo.
Gustavo era veramente fiero di sé e gongolò
compiaciuto quando anche la ranocchietta gli rivolse il suo sguardo
ammirato. Il rospo rideva un po’
divertito anche se non apprezzava appieno gli sforzi del “maestro'.
Nulla in effetti era cambiato:
i grilli continuarono a fare "cri, cri" sovrastati dal "cri' più
sonoro di Gustavo, e le rane a gracidare forse un po’ più sommessamente per il
numero ridotto delle partecipanti alle lezioni, ma tutti quei diversi suoni
sapientemente mescolati, crearono una nuova armonia e un motivo di pace fra gli
abitatori dei campo e quelli della palude.